Credere o meno nella fortuna significa scontrarsi con il libero arbitrio.
Questo è un problema antichissimo , ma tuttavia, sempre nuovo a proposito del quale , in mancanza di dimostrazioni definitive, ciascuno di noi può pensare di essere libero come l'aria o, all'opposto , ritenere che "non si muove foglia che Dio non voglia ".
Sicuramente è l'individuo con le sue azioni , e non il fato, che costruisce giorno dopo giorno l'ossatura della sua futura esistenza .
I particolari se li costruisce in base alla libertà di cui egli stesso gode , proporzionalmente alla sua evoluzione .
Il confronto tra queste due forze , la fortuna e la virtù , viene saltato dal Principe del Machiavelli, per il quale la fortuna è arbitro di metà delle cose umane , mentre l'altra metà viene decisa dall'uomo a seconda delle sue qualità.
Io resto fortemente convinto che, per quanto impossibile da dimostrare sul piano filosofico, anche la fortuna ha potenzialmente delle leggi e dei codici di comportamento che un domani potranno essere scoperti e decifrati .
"Queste forze - scrive Roger de Lafforest nel suo l'art et la science de la chance - non sono sottomesse ad alcuna legge che non abbiamo ancora potuto scoprire attraverso il ragionamento o l'esperienza ; esse del resto non rientrano nell'ingranaggio complesso delle necessità naturali nè nelle relazioni di causa ed effetto che noi conosciamo.
Si ignora , la loro origine, la loro direzione , i limiti del loro campo d'azione , la loro intensità è indeterminata , le loro manifestazioni sono variabili secondo i momenti e le circostanze .
Esse non sono nè buone nè cattive , non hanno nessun valore nè significato morale .
Sono così... esistono semplicemente...