Il Mago dice che:
Uno dei misteri, o almeno una cosa molto strana del Duomo di Modena è la presenza nei bassorilievi della Porta della Pescheria dei personaggi della saga di re Artù. Le leggende legate a Camelot ed ai cavalieri della tavola rotonda sono infatti diffuse in Cornovaglia e nel Nord Europa. In Italia si segnalano solo in altri bassorilievi nel Duomo di Bari. Martin Mystère riporta questo fatto in una sua affascinante avventura dandone una spiegazione ovviamente “ mysteriosa”. La nostra ipotesi, forse altrettanto fantasiosa è che a Modena, ed ancor più a Nonantola, era forte l’influsso culturale dei Longobardi. E questo popolo ha sempre considerato suoi nemici naturali Carlo Magno ed i suoi paladini che nel 774 conquistarono Modena mettendo fine al dominio longobardo. A Nonantola questo fatto segnò una rottura tra il popolo e i monaci, che erano passati dalla parte dei vincitori, che durò fino a tempi recenti. I nonantolani infatti considerarono la loro chiesa non l’abbazia ma la pieve, dedicato a San Michele, patrono dei longobardi. Ecco perché ci sembra plausibile che uno scultore a Modena abbia voluto celebrare le gesta di un re come Artù, disprezzando quel Carlo Magno che aveva sconfitto il suo popolo.
Uno dei misteri, o almeno una cosa molto strana del Duomo di Modena è la presenza nei bassorilievi della Porta della Pescheria dei personaggi della saga di re Artù. Le leggende legate a Camelot ed ai cavalieri della tavola rotonda sono infatti diffuse in Cornovaglia e nel Nord Europa. In Italia si segnalano solo in altri bassorilievi nel Duomo di Bari. Martin Mystère riporta questo fatto in una sua affascinante avventura dandone una spiegazione ovviamente “ mysteriosa”. La nostra ipotesi, forse altrettanto fantasiosa è che a Modena, ed ancor più a Nonantola, era forte l’influsso culturale dei Longobardi. E questo popolo ha sempre considerato suoi nemici naturali Carlo Magno ed i suoi paladini che nel 774 conquistarono Modena mettendo fine al dominio longobardo. A Nonantola questo fatto segnò una rottura tra il popolo e i monaci, che erano passati dalla parte dei vincitori, che durò fino a tempi recenti. I nonantolani infatti considerarono la loro chiesa non l’abbazia ma la pieve, dedicato a San Michele, patrono dei longobardi. Ecco perché ci sembra plausibile che uno scultore a Modena abbia voluto celebrare le gesta di un re come Artù, disprezzando quel Carlo Magno che aveva sconfitto il suo popolo.