Il Mago dice che:
In Unità di Terapia Intensiva, a volte, può essere necessario indurre un coma artificiale temporaneo per mezzo di farmaci, per ridurre l'edema cerebrale dopo un danno encefalico subito e adattare il paziente alla ventilazione meccanica.
In tutti i dipartimenti di emergenza (in Italia, Pronto soccorso) degli ospedali di III livello, i medici che vi lavorano, per trattare adeguatamente e in tempi rapidi il malato critico, devono essere abili nel riconoscere uno stato di coma, distinguendo le varie condizioni di alterazione dello stato di coscienza: il coma (nessuna apertura degli occhi dopo stimolo doloroso), lo stato stuporoso (apertura degli occhi dopo stimolo doloroso) e lo stato soporoso (apertura degli occhi dopo stimolo verbale).
La gravità dello stato di coma si misura mediante numerose scale di misura: la scala semplificata, le scale a livelli, le scale a punteggio. La più diffusa, tra le scale a punteggio, è la Glasgow Coma Scale (scala GCS), proposta, nel 1974, dai neurochirurghi Graham Teasdale e Bryan Jennet. La scala, in base alle risposte del paziente a vari stimoli (dolorosi, verbali), stabilisce un grado di alterazione dello stato di coscienza, con un punteggio da 3 (coma profondo) a 15 (paziente sveglio e cosciente).
L'uso della scala richiede di valutare l'apertura degli occhi (Eyes, score 1 - 4), la risposta motoria (Motor, score 1 - 6), la risposta verbale (Verbal, score 1 - 5). Un paziente con score della GCS ≤ 8 (E 1, M 5, V 2) è un paziente in coma, che non apre gli occhi dopo stimolo verbale o doloroso. Questi malati devono essere intubati e sottoposti a ventilazione meccanica in terapia intensiva, perché privi dei riflessi di protezione delle vie aeree, situazione indotta dal danno a carico del tronco dell'encefalo.
La GCS è stata, inizialmente, utilizzata per valutare il livello di coscienza dopo un trauma cranico. In seguito, il suo uso si è esteso a tutti i pazienti acuti, sia con patologie di natura medica, sia di natura traumatica. Negli ospedali, in Unità di Terapia Intensiva, la GCS è usata nel monitoraggio delle condizioni cliniche neurologiche dei pazienti con danno encefalico acuto.
Il coma non è indice di morte cerebrale, cioè di cessazione irreversibile di tutte le funzioni del cervello e può accadere che un paziente in coma sia in grado di respirare da solo.
È diverso dal sonno, che è un processo che si autolimita, mentre non è possibile "svegliare" a piacere una persona in stato di coma.
I possibili esiti di uno stato di coma possono variare dalla completa guarigione alla morte, a seconda della posizione, della gravità e dell'estensione del danno cerebrale che ha causato il coma stesso.
Un paziente può uscire dal coma con una serie di difficoltà motorie, intellettive e psichiche che possono richiedere particolari trattamenti: di solito il recupero avviene gradualmente, e un po' per volta il paziente recupera la sua capacità di risposta.
Alcuni recuperano solo poche abilità di base, ma nella gran maggioranza dei casi il recupero è completo e il paziente ritorna alla piena coscienza.
Il coma vero e proprio dura di solito da 4 a 8 settimane, raramente di più. Dopo questo periodo, può evolvere in stato vegetativo. I pazienti in stato vegetativo possono recuperare in modo variabile. Possono riacquisire un certo grado di consapevolezza mantenendo gravi difficoltà motorie. In alcuni casi possono avere un recupero più importante con un ritorno ad una vita quasi normale, alcuni invece possono restare in tale stato per anni o per decenni. La causa di morte più comune per pazienti in stato vegetativo sono le infezioni, come la polmonite.
A volte si definisce risveglio l'uscita dal coma o dallo stato vegetativo. In realtà, se dal coma (2-4 settimane dall'evento acuto) si recupera lo stato di coscienza rapidamente in modo simile al risveglio dal sonno, il recupero della coscienza da uno stato vegetativo avviene in modo lento e graduale, oppure può non avvenire mai.
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