domenica 16 febbraio 2014

IL #CARNEVALE




Il Mago dice che:



IL CARNEVALE








Il carnevale è una festa che si celebra nei paesi di tradizione cristiana . I festeggiamenti si svolgono spesso in pubbliche manifestazioni in cui dominano elementi giocosi e fantasiosi; in particolare, l'elemento distintivo e caratterizzante del carnevale è l'uso del mascheramento.

Benché facente parte della tradizione cristiana, i caratteri della celebrazione carnevalesca hanno origini in festività ben più antiche, come ad esempio le dionisiache greche (le antesterie) o i saturnali romani, che erano espressione del bisogno di un temporaneo scioglimento dagli obblighi sociali e dalle gerarchie per lasciar posto al rovesciamento dell'ordine, allo scherzo ed anche alla dissolutezza. Da un punto storico e religioso il carnevale rappresentò, dunque, un periodo di festa ma soprattutto di rinnovamento, seppur per lo più simbolico, durante il quale il caos sostituiva l'ordine costituito, che però una volta esaurito il periodo festivo, riemergeva nuovo o rinnovato e garantito per un ciclo valido fino all'inizio del carnevale seguente. Il ciclo preso in considerazione, è in pratica, quello dell'anno solare.

Nel mondo antico anche le feste in onore della dea egizia Iside comportavano la presenza di gruppi mascherati, come attesta lo scrittore Lucio Apuleio nelle “Metamorfosi” (libro XI). Presso i Romani la fine del vecchio anno era rappresentata da un uomo coperto di pelli di capra, portato in processione, colpito con bacchette e chiamato Mamurio Veturio. Durante le antesterie passava il carro di colui doveva restaurare il cosmo dopo il ritorno al caos primordiale. In Babilonia poco dopo l'equinozio primaverile veniva riattualizzato il processo originario di fondazione del cosmo , descritto miticamente dalla lotta del dio salvatore Marduk con il drago Tiamat. Durante queste cerimonie si svolgeva una processione nella quale erano allegoricamente rappresentate le forze del caos che contrastavano la ri-creazione dell'universo. Si trattava di un periodo di passaggio di cui il transito degli astri era considerato la manifestazione. Nella processione vi era anche un carro a ruote sul quale stavano le allegorie del dio Luna o del dio Sole.
Il noto storico delle religioni Mircea Eliade scrive nel saggio Il Mito dell'Eterno Ritorno: "Ogni Nuovo Anno è una ripresa del tempo al suo inizio, cioè una ripetizione della cosmogonia. I combattimenti rituali fra due gruppi di figuranti, la presenza dei morti, i saturnali e le orge, sono elementi che denotano che alla fine dell’anno e nell’attesa del Nuovo Anno si ripetono i momenti mitici del passaggio dal Caos alla Cosmogonia". Più oltre Eliade  afferma che “allora i morti potranno ritornare, poiché tutte le barriere tra morti e vivi sono rotte (il caos primordiale è riattualizzato) e ritorneranno giacché in questo momento paradossale il tempo sarà annullato ed essi potranno di nuovo essere contemporanei dei vivi". Le cerimonie carnevalesche, diffuse presso i popoli Indoeuropei, mesopotamici, nonché di altre civiltà hanno perciò anche una valenza purificatoria e dimostrano il "bisogno profondo di rigenerarsi periodicamente abolendo il tempo trascorso e riattualizzando la cosmogonia".
Eliade sottolinea pure che "la restaurazione del caos primordiale, in quanto tale, precede ogni creazione, ogni manifestazione di forme organizzate" e che "sul livello cosmologico l'orgia corrisponde al Caos o alla pienezza finale; nella prospettiva temporale, l'orgia corrisponde al Grande Tempo, all'"istante eterno", alla non - durata. La presenza dell'orgia nei cerimoniali che segnano divisioni periodiche del tempo, tradisce una volontà di abolizione integrale del passato mediante l'abolizione della Creazione. La "confusione delle forme" è illustrata dallo sconvolgimento delle condizioni sociali (nei Saturnali lo schiavo è promosso padrone, il padrone serve gli schiavi; in Mesopotamia si deponeva e si umiliava il re, ecc.), dalla sospensione di tutte le norme, ecc. Lo scatenarsi della licenza, la violazione di tutti i divieti, la coincidenza di tutti i contrari, ad altro non mirano che alla dissoluzione del mondo - la comunità è l'immagine del mondo - e alla restaurazione dell'illud tempus primordiale ("quel tempo", il Grande Tempo mitico e a - storico delle origini; N.d.R.), che è evidentemente il momento mitico del principio (caos) e della fine (diluvio universale o ekpyrosis, apocalisse). Il significato cosmologico dell'orgia carnevalesca di fine anno è confermato dal fatto che al caos segue sempre una nuova creazione del Cosmo".
Il carnevale si inquadra quindi in un ciclico dinamismo di significato mitico: è la circolazione degli spiriti tra cielo, terra e inferi. Il Carnevale riconduce ad una dimensione metafisica che riguarda l’uomo e il suo destino. In primavera, quando la terra comincia a manifestare la propria energia, il Carnevale segna un passaggio aperto tra gli inferi e la terra abitata dai vivi (anche Arlecchino ha una chiara origine infera). Le anime, per non diventare pericolose, devono essere onorate e per questo si prestano loro dei corpi provvisori: essi sono le maschere che hanno quindi spesso un significato apotropaico, in quanto chi le indossa assume le caratteristiche dell' essere " soprannaturale " rappresentato. Queste forze soprannaturali creano un nuovo regno della fecondità della Terra e giungono a fraternizzare allegramente tra i viventi . Alla fine il tempo e l'ordine del cosmo , sconvolti nella tradizione carnevalesca, vengono ricostituiti (nuova Creazione) con un rituale comprendente la lettura di un "testamento” e il "funerale" del carnevale il quale spesso comporta il bruciamento del "Re carnevale" rappresentato da un fantoccio (altre volte l 'immagine - simbolo del carnevale è annegata o decapitata). Tale cerimonia avviene in molte località italiane, europee ed extraeuropee (sulla morte rituale del carnevale si veda anche Il Ramo d'Oro di James George Frazer).
È interessante altresì notare che vari significati cosmologici del Carnevale erano presenti anche nel Samhain celtico.
Nel XV e XVI secolo, a Firenze i Medici organizzavano grandi mascherate su carri chiamate “trionfi” e accompagnate da canti carnascialeschi, cioè canzoni a ballo di cui anche Lorenzo il Magnifico fu autore. Celebre è il Trionfo di Bacco e Arianna scritto proprio da Lorenzo il Magnifico. Nella Roma del governo papalino si svolgevano invece la corsa dei barberi (cavalli da corsa) e la "gara dei moccoletti" accesi che i partecipanti cercavano di spegnersi reciprocamente.
La parola carnevale deriva dal latino "carnem levare" ("eliminare la carne")poiché anticamente indicava il banchetto che si teneva l'ultimo giorno di carnevale (martedì grasso), subito prima del periodo di astinenza e digiuno della Quaresima.
Quanto all'etimologia, " il termine deriva da carne-(le)vare, con dissimilazione della seconda -r- in -l- , riferito alla vigilia della Quaresima giorno in cui era interdetto l'uso della carne "[11]. Le prime testimonianze dell'uso del vocabolo "carnevale" (detto anche "carnevalo") vengono dai testi del giullare Matazone da Calignano alla fine del XIII secolo e del novelliere Giovanni Sercambi verso il 1400.[12]
Il Carnevale non termina ovunque il Martedì grasso: fanno eccezione il Carnevale di Viareggio, il Carnevale di Ovodda, il carnevale di Poggio Mirteto ed il carnevale di Borgosesia. Anche il Carnevale di Foiano della Chiana  termina la domenica dopo le Ceneri In diversi Carnevali il martedì grasso si rappresenta, spesso con un falò, la "morte di Carnevale".


Tradizionalmente nei paesi cattolici, il Carnevale ha inizio con la Domenica di Settuagesima (la prima delle sette che precedono la Settimana Santa secondo il calendario Gregoriano); finisce il martedì precedente il Mercoledì delle Ceneri che segna l'inizio della Quaresima. La durata è perciò di due settimane e due giorni. Il momento culminante si ha dal Giovedì grasso fino al martedì, ultimo giorno di Carnevale (Martedì grasso). Questo periodo, essendo collegato con la Pasqua (festa mobile), non ha ricorrenza annuale fissa ma variabile. Per questo motivo i principali eventi si concentrano in genere tra i mesi di febbraio e marzo.

Per la Chiesa cattolica il Tempo di Carnevale è detto anche Tempo di Settuagesima. Essa considera il Carnevale (Settuagesima) come un momento per riflettere e riconciliarsi con Dio. Si celebrano le Sante Quarantore (o carnevale sacro), che si concludono, con qualche ora di anticipo, la sera dell'ultima domenica di carnevale. La chiesa cattolica ha però durante il corso della storia, condannato il Carnevale in quanto contrario ai dettami di rigore imposto dall'istituzione stessa. Secondo antiche tradizioni il Carnevale durava l'intero periodo invernale, dal giorno di commemorazione dei defunti sino al primo giorno di Quaresima ed il travestimento serviva non a nascondere la propria identità sebbene a rimandarne ad un'altra. L'antica tradizione riporta anche alla celebrazione del ricordo della Strage degli Innocenti allorquando un bambino nominato episcopellus esercitava il suo effimero potere semel in anno sino al giorno del 28 dicembre, dì indicato per il ricordo della strage di infanti ordinata da Erode.


Il Carnevale di Venezia, il Carnevale di Viareggio e lo Storico Carnevale di Ivrea sono considerati tra i più importanti al mondo. La loro fama, difatti, travalica i confini nazionali e sono in grado di attrarre turisti sia dall'Italia che dall'estero. Il Carnevale più lungo d'Italia è però quello di Putignano.

Il Carnevale di Venezia è conosciuto per la bellezza dei costumi, lo sfarzo dei festeggiamenti nella magica atmosfera della Laguna e consta di diversi giorni fitti di manifestazioni di svariato tipo: mostre d'arte, sfilate di moda, spettacoli teatrali ecc.
Il Carnevale di Viareggio è uno dei più importanti e maggiormente apprezzati carnevali a livello internazionale. A caratterizzarlo sono i carri allegorici più o meno grandi che sfilano nelle domeniche fra gennaio e febbraio e sui quali troneggiano enormi caricature in cartapesta di uomini famosi nel campo della politica, della cultura o dello spettacolo, i cui tratti caratteristici, specialmente quelli somatici, vengono sottolineati con satira ed ironia.
Lo Storico Carnevale di Ivrea, famoso per il suo momento culminante della Battaglia delle Arance,è invece considerato uno tra i più antichi e particolari al mondo[15], seguendo un cerimoniale più volte modificatosi nel corso dei secoli. L'intero carnevale ha il pregio di rappresentare, sotto forma di allegoria, la rivolta dei cittadini per la libertà dal tiranno della città, probabilmente raineri di Biandrate, ucciso dalla Mugnaia su cui si apprestava ad esercitare lo jus primae noctis. Fu quell'evento a innescare la guerra civile rappresentata dalla battaglia tra il popolo e le truppe reali che viene rievocata durante il carnevale, dove le squadre di Aranceri a piedi (ossia il popolo) difendono le loro piazze dagli aranceri su carri (ossia l'esercito) a colpi di arance a rappresentare le frecce, mentre tra le vie della città sfila il corteo della Mugnaia che lancia dolci e regali alla popolazione.
La Puglia è la regione italiana con il maggior numero di manifestazioni abbinate alla lotteria nazionale del carnevale: il già citato Carnevale di Putignano, Carnevale di Massafra, Carnevale di Gallipoli, Carnevale Dauno a Manfredonia.
Dove si osserva il rito ambrosiano, ovvero nella maggior parte delle chiese dell'arcidiocesi di Milano e in alcune delle diocesi vicine, la Quaresima inizia con la prima domenica di Quaresima; l'ultimo giorno di carnevale è il sabato, 4 giorni dopo rispetto al martedì in cui termina dove si osserva il rito romano.

La tradizione vuole che il vescovo sant'Ambrogio fosse impegnato in un pellegrinaggio e avesse annunciato il proprio ritorno per carnevale, per celebrare i primi riti della Quaresima in città. La popolazione di Milano lo aspettò prolungando il carnevale sino al suo arrivo, posticipando il rito delle Ceneri che nell'arcidiocesi milanese si svolge la prima domenica di Quaresima.
In realtà la differenza è dovuta al fatto che anticamente la Quaresima iniziava dappertutto di domenica, i giorni dal mercoledì delle Ceneri alla domenica successiva furono introdotti nel rito romano per portare a quaranta i giorni di digiuno effettivo, tenendo conto che le domeniche non erano mai stati giorni di digiuno.
Questo carnevale, presente con diverse tradizioni anche in altre parti dell'Italia, prende il nome di carnevalone.
La città di Monza, pur facendo parte della Diocesi di Milano, non festeggia il carnevale Ambrosiano in quanto sul suo territorio vige il rito romano.

LE MASCHERE ITALIANE







Legata fin dalle sue origini a comportamenti folcloristici già precristiani, la maschera assolve varie funzioni: è simbolo delle forze vegetative della natura, del mondo animale e di quello dei morti.
 Verso la fine del  medioevo il travestimento e le maschere diventano assai diffuse nei carnevali urbani , e specialmente nelle corti .
Al Carnevale odierno sono legate alcune maschere tipiche, caricature di vizi e difetti degli abitanti delle varie regioni.

Tra le più note ricordiamo:
  • Pulcinella tipica maschera napoletana, che ha la gobba e il naso adunco e veste con un camiciotto ed un pantalone, entrambi bianchi ed una mascherina nera.
  • Scaramuccia nasce in Campania ed è un personaggio napoletano. E’ un po’ buffone e spaccone e si diverte a fare scherzi, però finisce sempre per prendere le botte. E’ molto pigro e di lavorare non se ne parla nemmeno. Ha un paio di pantaloni alla zuava con le calze lunghe, una giacca corta ed un mantello. Porta un baschetto nero in testa ed una maschera nera gli copre il viso.
  • Balanzone  è la maschera tipica di Bologna, dottore saccente e ciarliero. E’ un personaggio burbero e brontolone che fa credere di essere un grande sapiente, ma molto spesso truffa la gente. La storia dice che è un avvocato ed un professore che ha studiato all’Università di Bologna. La sua maschera è una presa in giro per tutti coloro che si vantano del loro sapere appena si presenta l’occasione. Come usavano le persone colte dell’epoca indossa un abito nero e sopra una lunga toga nera dalla quale spuntano solo un grosso colletto bianco ed i polsini bianchi. Porta una grossa cintura in vita alla quale appende un fazzoletto bianco.
  • Stenterello  di origine fiorentina, è povero in canna e sempre pieno di fame. E’ la figura di un giovane che grazie alla sua astuzia ed all’ingegno riesce sempre a cavarsela. E’ vestito con una giacca colorata con sotto un panciotto e dei calzoni corti. Ha una parrucca con il codino ed un cappello nero.
  • Scapino  maschera bergamasca nata verso la fine del cinquecento. E’ un personaggio che con il passar del tempo ha subito qualche modifica. E’ un giovane che ama la musica, passava il tempo a comporre melodie e canzoni. Aveva un costume colorato ed indossava una mantella. Sua fedele compagna la chitarra che portava sempre con se.
  • Gioppino  maschera di origini bergamasche nata agli inizi dell’ottocento. E’ un personaggio rubicondo, buffo e simpatico con una grande risata molto contagiosa. Fa il contadino, ma questo lavoro non gli garba molto poiché deve faticare troppo e guadagnare poco, così cerca sempre di arrangiarsi con lavoretti meno impegnativi e più remunerativi. Indossa dei calzoni corti una camicia ed una giacchetta. In testa porta un cappello morbido e porta con se un bastone.
  • Tartaglia è la figura di un avvocato piuttosto grasso e goffo. Il suo nome deriva dal fatto che quando parla balbetta. Porta un paio di pantaloni al ginocchio, le calze lunghe, le scarpe con la fibbia, una camicia con gli sbuffi, una giacca ed il panciotto. Indossa anche il mantello ed un cappello.
  • Pantalone impersona un vecchio mercante veneziano avaro e brontolone. Il suo vestito è ben conosciuto: giubbetto rosso stretto alla cintura, calzoni e calze attillate, uno zimarrone nero sulle spalle, scarpettine gialle con la punta all’insù. Crede solo nel denaro e nel commercio: autoritario e bizzarro è però facilmente raggirato dalla moglie e dalle figlie.
  • Brighella nasce a Bergamo ed è una maschera che sembra essere comparsa prima del Medio Evo. E’ un giovane servo eclettico, attaccabrighe, furbo. Il suo nome è nato dal fatto che per lui è facile litigare con le persone. Ha un paio di calzoni bianchi ed una giacca bianca con disegni verdi. Porta un cappello simile a quello di un cuoco ed una maschera nera.
  • Arlecchino  originario di Bergamo, rappresentò nel teatro del 1550 la maschera del servo apparentemente sciocco, ma in realtà dotato di molto buon senso. Ghiotto, sempre pieno di debiti ed opportunista, rappresenta il simbolo di colui che si adatta a qualunque situazione ed è disposto a servire chiunque, pur di ricavarne dei vantaggi. Alle sue prime apparizioni indossava un abito bianco, che divenne poi di tutti i colori a forza di rattopparlo. Alla cintura porta infilato il “batocio” (bastone) e la “scarsela” (borsa), sempre vuota.
  •  Colombina briosa e furba servetta. E’ vivace, graziosa, bugiarda e parla veneziano. E’ molto affezionata alla sua signora, altrettanto giovane e graziosa, Rosaura, e pur di renderla felice è disposta a combinare imbrogli su imbrogli. Con i padroni vecchi e brontoloni va poco d’accordo e schiaffeggia senza misericordia chi osa importunarla mancandole di rispetto. Ha un vestito semplice con delle balze sul fondo e un grembiule con qualche toppa. Ha un berretto bianco in testa.
  • Gianduja  la più importante maschera piemontese di origine astigiana. Circa 200 anni fa, nella città di Torino, viveva un famoso burattinaio divenuto celebre grazie ad uno dei suoi burattini, tale “Gironi” che in dialetto piemontese significa Gerolamo. Siccome il nome faceva pensare a chiare allusioni antinapoleoniche (correva l’anno 1798 e il fratello di Napoleone si chiamava proprio Gerolamo), al burattinaio fu consigliato di cambiare nome al personaggio. Mentre rifletteva su quale nome dargli, vicino ad Asti, il burattinaio conobbe un simpatico contadino, tale Gioan d’la douja, chiamato così perché gran bevitore e frequentatore di locande (douja, in piemontese, significa boccale). Il burattinaio non ci pensò due volte e ribattezzò il suo burattino Gianduia, vestendolo alla stessa maniera del contadino: giacca marrone, panciotto giallo, cappello a tre punte e parrucca col codino girato all’insù, sulla cui punta spicca un nastrino rosso. Gianduia è un galantuomo allegro, con buon senso e coraggio che ama il buon vino e la buona tavola; è il personaggio popolare simpaticamente presente in tante manifestazioni torinesi con la faccia rubizza.
  • Giacometta è la compagna fedele di Gianduja. E’ una giovane donna semplice e molto intelligente.
  • Meneghino è una maschera che arriva da Milano ed è nata verso la fine del Seicento. E’ un personaggio simpatico e burlone al quale piace prendere la vita per il giusto verso anche quando le cose vanno un po’ male. Porta un paio di pantaloni verdi listati di rosso lunghi fino al ginocchio ed un paio di calze lunghe a righe bianche e rosse, una casacca corta ed una camicia con sbuffi e merletti. In testa ha un cappello a tre punte ed una parrucca con il codino, e porta con se un ombrellino colorato.
    In epoca successiva nasce anche la moglie di Meneghino, Cecca Di Berlinghitt (in milanese fronzoli, decorazioni), che di mestiere smercia nastri alle clienti del marito.
  • Capitan Spaventa è nato intorno alla fine del ’900 in Liguria. Il suo nome intero è Capitan Rodomonte Spaventa di Val d’Inferno e si tratta di uno spadaccino molto particolare, in quanto alla spada preferisce le parole per colpire i nemici. E’ un giovane di bella presenza con baffetti e pizzetto, con un abito colorato ed un grosso cappello con le piume.
  • Rugantino è un personaggio che nasce nel Lazio. Ha un caratteraccio, è scortese e scorbutico. Indossa un paio di calzoni ed una giacca lunga. Ha il panciotto colorato e le calze a strisce. Porta un grosso cappello tipo gendarme.
  • Mezzettino è una maschera abbastanza recente nata a Bergamo.
  • Sandrone è una maschera che nasce in Emilia Romagna. Si tratta della figura di un contadino un po’ ignorante ma grande lavoratore. E’ molto furbo e scaltro. Ama il buon vino e porta sempre con se un fiasco pieno. Porta un paio di pantaloni fino ai polpacci e delle calze lunghe, una giacca ed un panciotto. Ha le scarpe grosse ed un cappello floscio in testa.
  • Beppe Nappa è un personaggio nato in Calabria, ma si tratta di un siciliano. E’ spensierato e felice, ama cantare e ballare ed ogni tanto combina qualche guaio. Ha un lungo naso ed è molto buffo. Lavora come servo presso qualche ricco barone al quale scrocca vino e cibo finché non viene scoperto. Indossa un abito bianco e le maniche della camicia sono lunghissime. Ha un paio di scarpe con sopra delle palline colorate. Porta un cappello nero.

Carnevale , (di G.Rodari)
Carnevale in filastrocca
con la maschera sulla bocca,
con la maschera sugli occhi,
con le toppe sui ginocchi.
Son le toppe di Arlecchino,
vestito di carta poverino
Pulcinella è magro e bianco
e Pierrot fa il saltimbanco
Pantalon dei Bisognosi dice:
“Colombina, mi sposi?”
Gianduia lecca un cioccolato e
Meneghino gli sta di lato
Gioppino col suo randello,
mena botte a Stenterello.
Per fortuna il dottor Balanzone
gli fa una bella medicazione,
poi lo consola: “E’ Carnevale
e ogni scherzo per oggi vale”.





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