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domenica 4 maggio 2025

STORIE SUL MALOCCHIO

 




Il Mago dice che:


 Racconti sul Malocchio dall’Italia e Oltre

Il malocchio, o “occhiu malu”, è una credenza radicata nella cultura popolare italiana e mediterranea, un fenomeno che trascende il tempo e si intreccia con superstizioni, rituali e storie tramandate oralmente. Di seguito, ti presento tre storie dettagliate, raccolte da tradizioni popolari e testimonianze, che illustrano il potere attribuito al malocchio, i suoi effetti e i rimedi utilizzati per combatterlo. Ogni racconto è arricchito da contesto culturale e dettagli per immergerti nell’atmosfera arcana di questa pratica.

1. La Sposa di Matera e l’Invidia Nascosta

  • Luogo: Matera, Basilicata, anni ’60
  • Contesto: In un piccolo villaggio tra i Sassi di Matera, la comunità viveva in stretta connessione, ma l’invidia era un’ombra sempre presente. La storia riguarda Anna, una giovane sposa nota per la sua bellezza e il suo matrimonio con un uomo benestante.
  • La Storia: Anna era al centro dell’attenzione durante il suo matrimonio. Tra gli invitati, una donna anziana, conosciuta nel villaggio per il suo “sguardo pesante”, osservava la sposa con un’intensità inquietante. Nessuno ci fece caso, ma nei giorni successivi Anna iniziò a soffrire di mal di testa debilitanti, insonnia e un senso di oppressione che non spiegava. La sua gioia nuziale si trasformò in apatia, e persino il suo aspetto sembrava appannato. La madre di Anna, sospettando il malocchio, chiamò una “guaritrice” del paese, Donna Rosa, esperta nei rituali tradizionali.
Donna Rosa visitò Anna di sera, portando con sé una ciotola d’acqua, olio d’oliva e un rosario. Recitò una preghiera antica, simile a quella condivisa nel tuo articolo, e fece cadere tre gocce d’olio nell’acqua. Le gocce si dispersero in cerchi irregolari, un segno chiaro del malocchio. Mentre continuava il rituale, Donna Rosa chiese ad Anna di ricordare chi l’avesse guardata con insistenza. Anna menzionò l’anziana al matrimonio. La guaritrice non fece nomi, ma disse: “L’invidia ha occhi che pesano come pietre. Non temere, ora sei libera.”
Dopo il rituale, Anna si sentì sollevata, come se un peso fosse stato rimosso. I sintomi svanirono nel giro di pochi giorni. La storia si diffuse nel villaggio, e l’anziana, pur non accusata apertamente, fu evitata da molti. Questo racconto evidenzia come il malocchio fosse spesso legato all’invidia sociale, specialmente in comunità ristrette, e come i rituali fossero un modo per ristabilire l’equilibrio.
  • Dettaglio Culturale: In Basilicata, il rituale dell’olio e dell’acqua è ancora praticato. Le gocce d’olio che si disperdono indicano la presenza del malocchio, mentre quelle che restano unite segnalano protezione. La figura della guaritrice, spesso una donna anziana, era centrale nelle comunità rurali, un ponte tra fede cristiana e pratiche popolari.

2. Il Bambino di Palermo e il Talismano Protettivo

  • Luogo: Palermo, Sicilia, anni ’80
  • Contesto: La Sicilia è una terra ricca di tradizioni contro il malocchio, dove amuleti come il “curniciello” (cornetto rosso) e preghiere sono parte della vita quotidiana. Questa storia riguarda un bambino, Salvatore, e la sua famiglia.
  • La Storia: Salvatore, un bimbo di tre anni, era sempre stato vivace e pieno di energia. Tuttavia, dopo una visita al mercato di Ballarò, iniziò a comportarsi in modo insolito: piangeva senza motivo, rifiutava il cibo e sembrava sempre stanco. La madre, Maria, notò che una venditrice al mercato aveva fatto complimenti esagerati al bambino, toccandogli la testa senza permesso, un gesto che in Sicilia è considerato rischioso se non accompagnato da benedizioni come “Diu ti binidici” (Dio ti benedica).
Preoccupata, Maria portò Salvatore da sua zia Concetta, una donna nota per la sua capacità di “togliere il malocchio”. Concetta preparò un tavolo con una candela, un piatto d’acqua e un rametto di rosmarino. Recitò una preghiera in siciliano, invocando San Michele e la Madonna, e fece il segno della croce sul capo del bambino. Durante il rituale, versò olio nell’acqua: le gocce si frammentarono immediatamente, confermando i sospetti. Concetta spiegò che il malocchio era stato causato da uno “sguardo invidioso” e consigliò a Maria di far indossare a Salvatore un amuleto, un piccolo cornetto rosso benedetto.
Nei giorni successivi, Salvatore tornò il bambino allegro di sempre. Maria, per precauzione, non portò più il figlio al mercato senza un talismano e iniziò a recitare una preghiera protettiva ogni sera. La storia si sparse nel quartiere, rafforzando la fiducia nei rimedi tradizionali.
  • Dettaglio Culturale: In Sicilia, il malocchio è spesso associato a complimenti non accompagnati da benedizioni. Gli amuleti, come il cornetto o l’occhio di Santa Lucia, sono ancora comuni, e le preghiere contro il malocchio sono spesso recitate in dialetto, mescolando elementi cristiani e pagani. Il rosmarino, usato nel rituale, è considerato una pianta purificatrice.

3. La Maestra di Napoli e il Rituale di Mezzanotte

  • Luogo: Napoli, Campania, anni ’90
  • Contesto: Napoli è famosa per la sua cultura esoterica, dove il malocchio è preso molto sul serio. Questa storia riguarda Teresa, una maestra elementare che si trovò al centro di un mistero.
  • La Storia: Teresa era una donna rispettata, ma dopo aver ricevuto una promozione a scuola, iniziò a notare una serie di eventi sfortunati: incidenti domestici, discussioni con colleghi e una stanchezza cronica che la faceva sentire “svuotata”. Una collega, invidiosa della sua promozione, aveva fatto commenti pungenti in sua presenza, e Teresa iniziò a sospettare che fosse coinvolta.
Seguendo il consiglio di sua madre, Teresa si rivolse a Don Vincenzo, un anziano del quartiere noto per i suoi rituali contro il malocchio. Don Vincenzo le chiese di presentarsi a mezzanotte, un’ora considerata potente per i rituali. Portò con sé un coltello d’argento, un bicchiere d’acqua benedetta e un mazzetto di erbe (ruta e basilico). Durante il rituale, recitò una preghiera in napoletano, invocando San Gennaro, e tracciò segni nell’aria con il coltello per “tagliare” l’energia negativa. Versò poi tre gocce d’olio nell’acqua: si dispersero in modo caotico, un segno di malocchio forte.
Don Vincenzo spiegò che il malocchio era stato “mandato” da qualcuno vicino a Teresa, ma non rivelò chi. Le diede un sacchettino con erbe e un’immaginetta di San Gennaro da tenere sotto il cuscino. Inoltre, le consigliò di evitare confronti con la collega sospetta. Nei giorni successivi, Teresa si sentì rinata, e la collega, stranamente, si dimise poco dopo, lasciando la scuola.
  • Dettaglio Culturale: A Napoli, il malocchio è spesso visto come un’energia che può essere “inviata” consapevolmente o inconsapevolmente. I rituali a mezzanotte sono considerati più potenti, e l’uso di coltelli o oggetti metallici simboleggia il taglio delle energie negative. La ruta, una pianta amara, è usata per protezione, mentre San Gennaro è un protettore frequente nei rituali locali.

Riflessioni sul Malocchio

Queste storie, pur diverse, condividono temi comuni: l’invidia come origine del malocchio, la fiducia nei rituali tradizionali e il ruolo di figure esperte (guaritrici, anziani) nel combatterlo. Il malocchio non è solo una superstizione, ma un modo per spiegare eventi inspiegabili in un mondo dove le relazioni sociali erano (e sono) cariche di emozioni intense. I rituali, con le loro preghiere, amuleti e gesti, offrono un senso di controllo e protezione, un ponte tra il tangibile e l’invisibile.

Un Invito ai Lettori: 

Conosci storie di malocchio nella tua famiglia o comunità? Quali rituali o amuleti sono usati nella tua regione? Condividi la tua esperienza per arricchire il nostro viaggio nell’arcano mistero!



















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