domenica 11 settembre 2022

#VECCHI E NUOVI USI DEL #VINO

 




Il Mago dice che:

In questo momento, mentre scrivo, è il 10 Settembre 2022, la vendemmia è già iniziata , lungo la strada si vedono  gli agricoltori , che con il  loro trattore  portano l'uva alla cantina.
Alcuni contadini della  mia zona (  zona di Mirandola (mo) ) e non solo fanno ancora il vino in casa propria , cosi mi son chiesto: ma quali sono le usanze riguardo al vino? e che usi se ne faceva? 
Quindi ho fatto una piccola indagine tra gli anziani della zona , la zona è  vicino al confine della Lombardia e precisamente vicino la zona del mantovano, perciò ci sono diverse influenze mantovane nelle usanze della bassa modenese nella zone di mirandola e dintorni.
Un tempo con il vino si preparava il vin cotto , il quale veniva prodotto in modeste quantità , usando mosto fresco , spillato dalla bigoncia al momento della pigiatura .
Il mosto messo a cuocere in paioli di rame . riscaldato da una  un piccolo fuoco , doveva  bollire  lentamente   per 24 ore di seguito .
Con 100 lt. di mosto si ottenevano 25 litri di vino cotto . L'aggiunta di mele cotogne e fette di zucca durante la cottura , conferiva la densità e il sapore della bevanda .
Il vino cotto durante l'estate serviva da dissetante , sotto-forma di sciroppo da mettere nell'acqua , mentre durante l'inverno , serviva come companatico da consumarsi con polenta calda oppure, durante e dopo le copiose nevicate, si usava riempire un bicchiere di neve sul quale versare un cucchiaino di vino cotto , quale granita molto prelibata e molto amata dai ragazzi.
Quando dal vino cotto si voleva preparare il "savor" , si prendeva il fondo ( il precipitato) e ad esso si aggiungevano mele cotogne e fette di zucca e si cuoceva il tutto fino ad ottenere una specie di marmellata da mangiare con la polenta.
  • Nelle case di campagna quando ci si ammalava di tosse con catarro o si avvertiva un raffreddore , si ricorreva al "vin brulè". Si metteva  vino rosso in un tegame di terracotta e lo si riscaldava sino a quasi all'ebollizione , si aromatizzava con cannella e chiodi di garofano ,oppure semplicemente con scorza di limoni e si addolciva con lo zucchero . Dopo aver filtrato il tutto,  l'ammalato doveva sorseggiare poco a poco la bevanda  e di sicuro guariva senza problemi.
  • Un tempo , nelle campagne , l'aceto veniva preparato nel seguente modo : nei travasi del vino  , il fondo pastoso delle botti , veniva versato in damigiane fino a raggiungere i 3/4 della loro altezza e poi, in estate , nelle giornate soleggiate , veniva esposto alla calura estiva per ben 2 o 3 anni , mentre in inverno si conservava al riparo nelle cantine. Terminata tutta questa preparazione si veniva a formare la "Madre dell'aceto" che per aggiunta di vino dava l'aceto, il quale serviva e può servire tutt'ora per la digestione, per la disinfezione , per togliere il solfato di rame dalla pelle, per gargarismi unito all'acqua , per conservare i frutti dell'orto come cipolline o peperoni , per la preparazione di salse . Nel condire è importante tener presente di versare sempre prima l'aceto e poi l'olio.
  • Il vino serviva anche per dare miglior sapore a certe minestre , per unirlo ai cappelletti in brodo . Questa è un'usanza mantovana che si chiama " bevar in vin" ( bere nel vino). È antica credenza popolare che questo tipo di aperitivo-antipasto costituisca una sorta d'elisir di lunga vita e, a tale riguardo, un antichissimo proverbio mantovano, tuttora molto in uso, recita: «Al bevr'in vin l'è la salut ad l'omm», ovvero «il bere nel vino è la salute dell'uomo». Inoltre serviva anche per rendere più digeribili gli arrosti e dar loro maggiore fragranza , nella preparazione delle "frappe " e tante altre derrate alimentari che le nostre nonne sanno raccontare per lungo e per esteso....


















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